Da oggi i dipendenti dovranno stare molto più attenti ad usare Facebook sul lavoro.

Secondo la Cassazione civile non è illegittimo il licenziamento conseguente ad accertamenti da parte del datore di lavoro, avvenuti attraverso l’utilizzo di un falso profilo Facebook. E ciò in quanto la Corte ha ritenuto legittima la condotta dell’azienda per provare la propensione ad assentarsi dal posto di lavoro.

Il dipendente era già stato sorpreso ad assentarsi dal posto di lavoro per una telefonata di oltre un quarto d’ora, lasciando incustodito un macchinario che, durante l’assenza, si era bloccato. Nei giorni successivi, il datore di lavoro aveva creato un falso profilo Facebook femminile, attraverso il quale è stata poi dimostrata la propensione all’allontanamento ingiustificato dalla postazione di lavoro in più occasioni.

La Suprema Corte ha considerato legittima l’attività di ‘controlli occulti’ adottata dall’azienda, giustificando come il controllo fosse orientato ad evitare la realizzazione di atti illeciti da parte del dipendete, già manifestatisi nei giorni precedenti e poi effettivamente ri-verificatisi durante i controlli. Il controllo ‘difensivo’ da parte del datore di lavoro era teso secondo la Corte ad individuare e sanzionare un comportamento tale da «ledere il patrimonio aziendale, sotto il profilo del regolare funzionamento e della sicurezza degli impianti». Non aveva ad oggetto la mera verifica della prestazione lavorativa  e/o il suo esatto adempimento.

Secondo la giurisprudenza costante della Suprema Corte, infatti, il potere di controllo dei datori di lavoro deve trovare un limite nel diritto alla riservatezza dei dipendenti, mentre essa può venire sacrificata solo davanti all’esigenza del datore di evitare ‘condotte illecite’ da parte dei propri dipendenti. In tali casi si tratta di condotte che si pongono al di fuori delle tutele dello Statuto dei diritti del lavoratori.

Cass. 10955/2015

FALSO PROFILO FACEBOOK CREATO DAL DATORE DI LAVORO PER CONTROLLARE UN DIPENDENTE (Cass. 10955/15)

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