Succede a Padova e la sentenza è del Tribunale, la n. 482 del 2015.

Una parte oppone il decreto ingiuntivo ottenuto nei suoi confronti da un suo creditore. Ma l’opposizione si rivela totalmente infondata, anzi pretestuosa. Si tratta di una pratica non nuova, talvolta proposta dagli stessi avvocati per favorire il cliente, facendogli tardare, talvolta anche di anni, il pagamento del dovuto.

Ma la nuova formulazione dell’art. 96 c.p.c., voluta nell’ambito delle riforme volte a diminuire il carico di lavoro dei tribunali, punisce gravemente chi intenta cause (o si difende) senza, di fatto, alcuna ragione.

La norma prevede, invero, che per lite temeraria la parte possa essere condannata a pagare un importo pari a fino cinque volte le spese legali che la parte soccombente sarebbe normalmente tenuta a pagare.

Questa è quanto a disposto il Tribunale di Padova. E lo ha fatto d’ufficio, senza cioè che la parte vittoriosa avesse avanzato pretese di maggiore risarcimento.

Personalmente riteniamo giusta la condanna inflitta dal Tribunale di Padova, che vorremmo sia sempre più presa in esempio (tanto da diventare una prassi per le liti temerarie) e funzionare da deterrente per inutili contenziosi, favorendo così le aziende che necessitano maggiore sicurezza e celerità negli scambi commerciali e nel recupero dei crediti.

 

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